Ok, la mia artrite è veramente subdola... o forse ieri
ho cantato vittoria troppo presto, annunciando la scomparsa di dolori, perchè
verso sera, mentre preparavo la borsa di tennis in vista dell’allenamento del
martedì, ho iniziato a sentire qualcosa di tristemente familiare: le mani hanno
iniziato a gonfiarsi, ginocchia e caviglie si sono fatte, improvvisamente, più “pesanti”…
insomma, la cara AR ha deciso di rovinarmi la serata!
A malincuore ho rinunciato all’allenamento e,
ancora avvilita da questi improvvisi e immotivati acciacchi, mi sono rassegnata
ad una lunga permanenza sul divano, maledicendomi per aver millantato, la
mattina stessa, un ritrovato benessere.
Ho deciso, dunque, di dedicarmi alla visione delle
mie serie tv preferite e, per qualche ora, assorta e accoccolata com’ero sul sofà,
mi sono quasi dimenticata del ritorno dei miei doloretti…. sennonché, ad un
certo punto, un tuono ha improvvisamente rimbombato fuori dalla finestra, e
dopo pochi attimi, la pioggia ha iniziato a scrosciare a cascata…
Insomma, quel tuono a ciel sereno mi ha dato la
conferma di qualcosa che già sospettavo da tempo, ossia che anche io, come ogni
reumatico doc, soffro della sindrome metereopatica, da me rinominata: la sindrome delle
statuine segnatempo.
Vi ricordate quelle statuine,
tanto in voga negli anni 80 (per restare in tema), che cambiavano colore a
seconda dell’umidità nell’aria? Mi sono sempre chiesta, in effetti, come “funzionassero”
ed oggi, finalmente, ho trovato risposta, leggendo un articolo su http://www.manuelmarangoni.it:
“Il cambio di colore lo dobbiamo a due elementi che rivestono le
statuine: il gel di silice e il cloruro di
cobalto. Il gel di silice è un forte disidratante, tanto che si
rivela un ottimo alleato per combattere l’umidità ed è presente nei
deumidificatori che usiamo normalmente in casa. La sua forza sta nella capacità
di assorbire una quantità di acqua pari al 40% del suo peso.
Il cloruro di cobalto ha invece la proprietà di cambiare di
colore, passando dal blu al rosa con l’aumentare dell’umidità.
La combinazione dei due porta al cambiamento di colore.
Quando l’umidità è scarsa (diciamo, in modo improprio, bel tempo)
la statuetta mantiene il colore blu tipico del cloruro di cobalto di base
(detto anidro). Con l’aumentare dell’umidità, il gel di silice assorbe l’acqua
e “la passa” al cloruro di cobalto, che grazie alla sua proprietà diventa di
colore rosa (esaidro).”
Ora, se siete affetti da una patologica reumatica,
non vi servirà ricoprirvi di silice e cobalto per percepire l’incremento di
umidità nell’aria, perché questo “optional” è già incluso con l’acquisto del
pacchetto “AR”.
Se non fosse che ad ogni cambio climatico patisco
le pene dell’inferno, la cosa, di per sé, mi farebbe quasi sorridere. Infatti,
ho sempre pensato che questa storia del “sentire il maltempo nelle ossa” fosse
una leggenda metropolitana che i miei nonni mi rifilavano per impressionarmi,
un po’ come quella dell’uomo nero che mi sarebbe venuto a prendere se non mi
fossi comportata bene o del collegio in svizzera dove sarei finita se avessi
preso pessimi voti a scuola.
Poi, da adolescente, il mio fidanzatino storico
(oggi uno stimato medico che ringrazio per essermi stato vicino in questi mesi)
si è rotto una gamba, e da quel momento anche lui, come i miei nonni, ha collegato
i suoi improvvisi dolori ad ogni cambio del tempo. Non ricordo, francamente, di aver dato troppo
peso alla cosa, anzi, forse probabilmente devo averlo anche preso in giro per
questa sua nuova dote di preveggenza, motivo per cui, oggi, faccio pubblica
ammenda e mi rimangio ogni eventuale tono
canzonatorio.
Ho, dunque, deciso di documentarmi meglio
sul fenomeno, ed ho scoperto che esiste uno studio dell’ "Instituto
Reumatológico Strusberg" di Cordoba, in Argentina, che ha dimostrato
l’influenza del cambiamento di tempo (in particolare associato ad una
perturbazione atmosferica in arrivo) proprio su ossa, articolazioni,
muscoli, nervi e tendini.
Per un anno i ricercatori argentini hanno
seguito circa 100 pazienti affetti da osteo-artrite, artrite reumatoide e
fibromialgia, confrontando le loro reazioni alle variazioni di temperatura,
umidità e pressione con quelle di persone sane.
Lo studio ha potuto confermare l’esistenza
di un rapporto fra tempo e dolori reumatici: in particolare, mentre l’altalena climatica non sembra aver
influito sui soggetti sani, l’effetto meteo è stato riscontrato dai pazienti
reumatici, con alcune differenze a seconda della patologia e della sensibilità
individuale al clima.
E’ stato registrato, ad esempio, che la fibromialgia è
correlata con bassa temperatura e alta pressione atmosferica, l’artrite
reumatoide con bassa temperatura, alta pressione ed elevata umidità, mentre l’osteoartrite è
influenzata da freddo e umidità.
(se volete
approfondire questi sono gli estremi della ricerca: “Effect of weather on pain in Rheumatic patients”, The Journal of Rheumatology
2002; 29:335-8. http://www.jrheum.org/content/29/2/335.short )
In conclusione, la sindrome metereopatica
esiste, e potrò, quindi, dire anche io ai miei futuri figli e nipoti di “sentire
il maltempo nelle ossa”!
(ma, sia chiaro, mi rifiuto di credere all’esistenza
dell’uomo nero… a meno che, ovviamente, in Argentina non abbiano appurato anche quella…)
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